domenica 11 dicembre 2016

La gemma dei monti

 

 

CLEMENTE REBORA

LIII

In un cofano azzurro
traluce la gemma dei monti
con iridi di valli
e baleni di prati:
avesse la terra una mano
da inanellare e far mia!

(da Frammenti lirici, 1913)

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“Intimo desiderio di immedesimazione” dice il critico Mario Apollonio a proposito di questi versi di Clemente Rebora che costituiscono il cinquantatreesimo dei Frammenti lirici, intitolato dal fratello Piero “Terra mia” nell’edizione del 1947: in un momento storico in cui la rivoluzione industriale segna una vasta espansione causando una prima trasformazione della civiltà contadina, il poeta sente profondamente il rapporto con la natura, prova un’emozione intensa e indefinita, quasi una forma di amore. Come nota Giorgio Bàrberi Squarotti, “Ciò che Rebora tende a significare è l’aspirazione a offrire un’anima in armonia, analogamente a quanto presenta di perfezione lucida e quieta la natura”.

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Cadenabbia

JOHN FERGUSON WEIR, “CADENABBIA SUL LAGO DI COMO”

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LA FRASE DEL GIORNO
Pur vorrei maturar da radice / la mia linfa nel vivido tutto / e con alterno vigore felice / suggere il sole e prodigar il frutto.
CLEMENTE REBORA, Frammenti lirici




Clemente Luigi Antonio Rèbora (Milano, 6 gennaio 1885 – Stresa, 1º novembre 1957) poeta italiano. Dopo una giovinezza inquieta alla ricerca di una dimensione trascendente, prese parte alla Prima guerra mondiale rimanendo ferito sul Podgora. Nel 1928 una crisi religiosa lo avvicinò alla fede cattolica: nel 1936 fu ordinato sacerdote.


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