venerdì 10 ottobre 2014

Un viandante che non viaggia

 

ADAM ZAGAJEWSKI

IL VIANDANTE

Entro in sala d’aspetto alla stazione,
manca l’aria.
In tasca ho un libro,
poesie altrui, tracce d’ispirazione.
Accanto, sulle panche, due vagabondi e un ubriaco
(oppure due ubriachi e un vagabondo).
Al lato opposto della sala, lo sguardo volto altrove,
in alto, verso l’Italia e il cielo,
siede un’elegante coppia anziana.
Fummo sempre divisi. L’umanità, i popoli,
le sale d’aspetto.
Mi fermo un attimo, incerto a quale sofferenza unirmi.
Infine mi siedo al centro,
leggo. Sono solo, ma non mi sento tale.
Un viandante che non viaggia.
Svanisce
la visione. Montagne di respiri, soffocanti
pianure. La divisione perdura.

(da Dalla vita degli oggetti, Poesie 1983-2005)

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Le stazioni sono punti di incontro: c’è chi arriva e chi parte, c’è una connessione tra il mondo e la città, almeno in potenza. Ma al poeta polacco Adam Zagajewski non è tanto il viaggio in sé che interessa: in quella sala d’aspetto, mentre attende che arrivi il suo treno, è un altro tipo di viaggio che intraprende, quello nell’umanità; prova a condividere in quei minuti la presenza di altre vite.

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EPSON scanner image

FOTOGRAFIA © BEN BROOKSBANK

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LA FRASE DEL GIORNO
Le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone.
JOHN STEINBECK, Viaggio con Charley




Adam Zagajewski (Leopoli, Ucraina, 21 giugno 1945), poeta, scrittore e saggista polacco. Esordì nel 1972 con Komunikat. Esponente della New Wave polacca, nel 1976 aderì al Comitato per la Difesa degli Operai e la dittatura comunista gli impedì di pubblicare. Cominciò allora il suo esilio a Houston e Parigi. Tornò a risiedere a Cracovia nel 2002.


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