sabato 5 gennaio 2013

L’ostessa di Pola

 

GIOVANNI GIUDICI

ODE A UNA MISTERIOSA DAMA DI NOME MARIA

Non disse una parola
la donna alta un po' incinta
che serviva nell'osteria
vicino a Pola - ma fu
la sola da me incontrata
a te paragonata.

O germe remoto.
O frutto futuro.
O rosa tutt'altro che mistica.
O tuo nome graffito sul grigio muro.

Maria - senza preghiera nella chiesa.
O di buon passo sulla discesa.
Maria - che ridi e gridi chiamando
dal predellino di un tram.

Emergi, o remoto.
Diségnati, o futuro.
Cresci, o uovo.
Sgrétolati, o muro.

Maria - assenza toccabile
e presenza invulnerabile.
Maria - concreta
dulcinèa del poeta.

Non disse una parola
la donna ora non più
incinta vicino a Pola
signora dell' osteria
ma è stata lei la sola
che potevi essere tu.

Dove il germe s'intenerirà?
Dove il frutto sarà morso?
Ma quando e come la rosa?
Quanto il nome resisterà?

Maria - senza soccorso - ruzzolante per la china.
O va e vieni in ciabatte lungo la stretta cucina.
Maria - magistra et regina.
O cupa nella mente che batte e ribatte.

Capovòlgiti, o remoto.
Svégliati, o futuro;
Uovo, incrìnati.
Sparisci, o muro.

Maria - più bella del mondo.
Maria - madre e mare.
Maria - girotondo
eterna più del durare.

Non disse una parola
la donna dagli occhi neri
immersi vicino a Pola
nel fumo dell' osteria
tra i sassi dei miei pensieri
dove tu eri.

(da O beatrice, 1972)

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“Conoscere insomma, anche per il Giudici fautore del metodo obiettivo, comporta prima o poi il riconoscere, che ad esso porge tutte le chiavi: sapienza che precorre e inquadra ogni
esperienza
” scrive Silvio Ramat a proposito di questa poesia di Giovanni Giudici. In effetti il poeta spezzino si serve di una Musa “altra”, una silenziosa ostessa di Pola durante un viaggio in Jugoslavia (siamo nei primissimi Anni Settanta) per raccontare l’amata Musa, per interagire con essa e disquisire di passato e futuro. E non deve sfuggire il collegamento tra il nome Maria, tra l’altro incinta, e la Madre di Dio - Ramat parla di un “nomen omen, anche freudianamente materno”: parte addirittura una simil-litania a mo’ di ritornello.

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EDOUARD MANET, “LE BAR AUX FOLIES-BERGÈRE”

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LA FRASE DEL GIORNO
Beatrice – costruttrice / della mia beatitudine infelice.
GIOVANNI GIUDICI, O beatrice




Giovanni Giudici (Porto Venere, 26 giugno 1924 – La Spezia, 24 maggio 2011), poeta e giornalista italiano. Della sua formazione cattolica e del suo lavoro nell'industria ha fatto i poli di una tensione che lo trascende e caratterizza il suo impegno civile. Numerose le sue traduzioni: Frost, Sylvia Plath, Orten, Pound, Ransom e Puškin.


2 commenti:

Vania ha detto...

..."cadenzata" questa poesia...come i minuti di orologio.

ciaoo Vania

DR ha detto...

sì, per quello parlavo di litania da rosario