domenica 4 marzo 2012

La parola perduta


ROLANDO CÁRDENAS

L’UOMO QUOTIDIANO

C’è un gesto quotidiano che ci dice:
c’è un modo d’essere che ci avvisa,
e sempre il tempo che ci ricorda chi siamo.
Si nasce una mattina bagnati dall’alba
dopo aver rincorso l’infanzia più lontana,
dopo essere tornati dal collegio
mangiando un’arancia lentamente,
senza prestare troppa attenzione se eravamo su un ponte,
senza quasi vedere come i muri disegnano il paesaggio.
Abbiamo tolto la nostra maschera di sogno
per penetrare nel giorno. All’improvviso ricordiamo
che abbiamo cose da dire
senza alcuna importanza,
copiare atteggiamenti come davanti a uno specchio
in modo inesorabile,
per essere una volta di più fantasma tra i fantasmi.
Allora la nostra tristezza ci ricorda
che qualche volta potremmo ferire il giorno con un grido,
per scaraventare tra le rovine questo lento morire,
anche più breve della luce nell’acqua.
Che potremmo liberarci di queste vecchie cose
che da sempre si susseguono stanche,
e che si può resuscitare la pioggia sulle pietre,
e il nostro eterno oblio,
non c’è bisogno di aspettare le stelle
per cercare nel dizionario la parola perduta.


“Certe sere torno all’osteria / dove ubriacava il suo sorriso provinciale. / Le sue poesie mi tornano in mente / come sfuggenti e lontani fiocchi di neve”: così Ramón Díaz Eterovic ricordava qualche anno fa l’amico, il poeta cileno Rolando Cárdenas, rappresentante della Generazione del ’50. Eccoli qui alcuni di quei fiocchi di neve che arrivano dalle fredde e lontane terre magellaniche, sono versi della poesia larica, dedicata al culto del passato, che abbiamo già incontrato con Jorge Teillier: se il passato, il tempo perduto è un’Arcadia, un’età dell’oro, se è il paradiso dal quale siamo stati cacciati, allora il presente diventa invivibile, è davvero un “lento morire” in cui ci dobbiamo mascherare per affrontare il giorno, per camminare come fantasmi in mezzo ad altri fantasmi, ritrovando la quiete soltanto nei sogni, quando ritorniamo ad essere i ragazzi di allora.

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EVA GONZALES, “RISVEGLIO AL MATTINO”

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LA FRASE DEL GIORNO
Parole pericolose: “Avvenire”. Vaccinarsi con la parola “Passato”.

GESUALDO BUFALINO, Il malpensante




Rolando Cárdenas Vera (Punta Arenas, 23 marzo 1933 - Santiago del Cile, 17 ottobre 1990), poeta cileno della Generazione dei '50. L'infanzia e l'adolescenza vissute nelle zone magellaniche e le letture dei Grimm e di Andersen hanno plasmato la sua immaginazione e riempiono di quelle voci e di quelle immagini la sua opera poetica.



2 commenti:

Vania ha detto...

...ieri pomeriggio ...un fatto...estrapolo il "discorso"...un vecchietto..ma vecchio...ha detto ha una persona più giovane...

"mi ha illuminato...farò delle ricerche".

L'uomo quotidiano.
:)
ciaooo Vania

DR ha detto...

mi piace chi continua a cercare, è tipico della saggezza, è anche il viaggio di Odisseo