mercoledì 29 settembre 2010

Passato e futuro


Dag Hammarskjöld era un uomo politico svedese. Nel 1953 aveva quarantotto anni e divenne segretario generale dell’ONU. Ricoprì quella carica a lungo, fino al 18 settembre 1961, quando rimase vittima di un incidente aereo nello Zambia mentre si recava in Congo a risolvere la grave crisi politica di quel paese. Oslo, in quello stesso anno, gli assegnò il Premio Nobel per la Pace, alla memoria.

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Ma qui si parla di una brevissima frase tratta dal suo diario: “Al passato: grazie! Al futuro: sì!”. Pochissime parole che racchiudono tutta una filosofia di vita, a testimonianza che non servono pagine e pagine per esprimere un concetto, anzi, spesso accade proprio il contrario grazie all’incisività.

“Al passato: grazie”, ovvero non c’è necessità di crogiolarsi nel ricordo, non c’è bisogno di vivere nel passato. Guardare indietro è bello e allettante, ma deve essere solo un attestato di ciò che si è vissuto, una constatazione che ciò è stato, come una galleria di quadri che si ammirano con stupore e ammirazione, con una punta di nostalgia, ma con la consapevolezza che è qui, nel presente, che si vive, nell’hic et nunc che è la nostra vita. Oggi. Ieri non deve essere altro che un album di fotografie che andiamo sfogliando per poi riporlo al suo posto nello scaffale.

“Al futuro: sì!”, ovvero dobbiamo guardare al domani con ottimismo e con speranza. Lo so che ci lamentiamo spesso di questo mondo e del nostro futuro: l’effetto serra scioglierà i ghiacci, il petrolio finirà, il buco nell’ozono ci arrostirà tutti, la crisi economica divamperà furiosa, le banche falliranno. Non dico che è sbagliato essere attenti al mondo del domani, ma certo il catastrofismo non aiuta. Hammarskjöld ci indica la strada: pensare positivo, andare incontro con fiducia all’avvenire. Che poi ad attenderlo, nel suo futuro, ci fosse un incidente aereo, quella non è che una beffa del destino…

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Fotografia © Jasper Sebastian Sturup

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LA FRASE DEL GIORNO
Occorre guardare avanti. Non si può mai tornare alle vecchie cose o cercare di recuperare la vecchia "sensazione" di qualcosa o trovare le cose come le ricordiamo. Le abbiamo noi così come le ricordiamo e sono belle e dobbiamo guardare avanti e procurarci nuove cose perché quelle vecchie non esistono più se non nella nostra mente.
ERNEST HEMINGWAY, Lettera a William D. Horne, 18/7/1923

2 commenti:

Vania e Paolo ha detto...

...com'è vero/normale ciò che ha detto quest'uomo...credo che se tutti vivessimo in questo modo...ci sarebbero meno sofferenze individuali e perciò la nostra società sarebbe e lasciamelo dire "molto migliore"
ciao Vania

la frase del giorno...ricordo che ogni tanto mi affiora un concetto di Hemingway che dice più o meno così....mi sembra che sia Lui...magari mi sbaglio...ma ...vivi e poi scrivi.

DR ha detto...

Sarà l'età che avanza, ma mi ritrovo sempre più a pensare zen, ad avere pensieri simili a questo. Meno dubbi e più speranze...

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Hemingway: probabile, in Verdi coline d'Africa dice: "Ho una vita interessante, ma devo scrivere perché se non scrivo in una certa misura non posso godermi il resto della mia vita".