mercoledì 9 giugno 2010

La Nostra guerra

Avevo già raccontato a proposito di “L’inattesa piega degli eventi” della passione di Enrico Brizzi per la storia alternativa, quella che avrebbe potuto realizzarsi se a un bivio della storia si fosse presa una decisione invece di un’altra o se un evento si fosse verificato in modo diverso. Là Brizzi raccontava dell’Italia coloniale del 1960 con un Mussolini morente rimasto al potere grazie all’alleanza con Gran Bretagna e Stati Uniti contro l’Asse Parigi-Tokyo-Berlino e la conseguente vittoria nella II Guerra Mondiale, ribattezzata con l’enfasi tipica di quell’Italia “La Nostra guerra”.

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E proprio “La Nostra guerra” è il titolo del “prequel” edito da Baldini Castoldi Dalai nel 2009 e ora ristampato in tascabile. L’Italia fascista, rimasta neutrale fino al 1942, è costretta ad entrare in guerra quando il 1° settembre Hitler lancia un ultimatum a Mussolini. La famosa dichiarazione di guerra del giugno ‘40 diventa così in questa Italia alternativa quella di un’orgogliosa difesa: “Un’ora segnata dal destino batte il cielo della nostra Patria”… identico l’incipit ma differente il finale: “Le Alpi saranno ancora il nostro baluardo, e le nostre acque trappola mortale per le unità germaniche. La parola d’ordine è una sola… Vincere! E vinceremo!”

A raccontare è il dodicenne Lorenzo Pellegrini, il giornalista donnaiolo dell’”Inattesa piega degli eventi”: le vicende familiari, con il padre avvocato e le sue amanti, con la madre che scopre non essere sua madre, con i ragazzi che conosce durante il conflitto e le prime esperienze erotiche si intrecciano con le azioni belliche, i bombardamenti sulle città del Nord, l’invasione tedesca di tutta la Valpadana e l’annessione delle regioni occidentali alla Francia e di quelle orientali al Reich, con i profughi e gli sfollati che scendono verso sud e verso le città di fondazione che il regime aveva trionfalmente costruito. La guerra civile non è tra fascisti e antifascisti ma tra camicie nere e monarchici, con il re pronto a vendere l’Italia alla Germania per disfarsi del Duce.

Brizzi integra le note del ragazzo con alcuni stralci in cui i protagonisti della Storia si incontrano e tramano - la celebre scena della Conferenza di Yalta vede Mussolini al posto di De Gaulle, ad esempio – e si diverte a giocare con le date: il 25 luglio Mussolini non viene arrestato, ma ferito in un attentato ordito da Casa Savoia; l’8 settembre Vittorio Emanuele III è costretto ad abdicare trasformando l’Italia de facto in una repubblica. A Campo Imperatore ci finisce lui, non Mussolini. IL CLN nasce lo stesso, come CLR (Comitato Littorio di Resistenza), la bomba atomica viene testata con successo dai ragazzi di Via Panisperna nel deserto libico e venduta agli americani, il Reich finisce con il suicidio di Hitler ma a violare il “Nido d’aquila” sulle alpi bavaresi non saranno i marines americani ma i nostri bersaglieri…

Un esercizio molto interessante questo di Brizzi, che ormai padroneggia la sua saga con maestria. Ma quell’Italia che esce da un “se” strappato alle grinfie della Storia, per quanto immaginaria, ha molti tratti che ci ricordano quale sia il carattere reale del paese: non servono ucronia o storia alternativa a cambiarci, siamo e resteremo Italiani…

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LA FRASE DEL GIORNO
Al momento di compiere il primo passo tutti gli altri successivi non sono ancora previsti; ma chi comincia ad agire male continua ad agire male, per evitare le conseguenze del primo fallo.
GAETANO SALVEMINI, Le origini del fascismo in Italia

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