mercoledì 31 maggio 2017

Esser donna


YEHUDA AMICHAI

COM’È ESSER DONNA?

Cos’è esser donna?
Com’è sentire
il vuoto fra le gambe
e curiosità nella gonna, al vento estivo,
e impudenza nelle natiche.
Un uomo non può far altro che vivere
col suo strano fagotto fra le gambe. “Da che parte
preferisce che stia?”, mi domandava il sarto
misurandomi i calzoni senza un sorriso.
Com’è una voce integra, che non si spezza?
Com’è vestirsi e spogliarsi
fra languidi scivolii e carezze,
come vestendosi di olio di oliva,
spalmarsi il corpo di molle stoffe,
di qualcosa che è seta, brusio e un nulla di rosa o d’azzurro?
Un uomo si veste con rudi gesti
di strappo sempre più aspro,
angolosi ed ossuti, che staffilano l’aria.
E gli si impiglia il vento nelle ciglia.
Com’è sentirsi donna?
Quand’è il tuo corpo stesso a sognarti.
Le vestigia di donna sul mio corpo maschio
e le tracce dell’uomo sopra il tuo
ci annunciano l’inferno
che a noi si prepara
e la nostra reciproca morte
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(da Poesie, Crocetti, 2001 - Traduzione di Ariel Rathaus)

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“Com’è essere donna?” si chiede il poeta israeliano Yehuda Amichai. Già com’è? E viceversa, naturalmente: com’è per una donna essere uomo? Com’è questo impossibile scambio che possiamo soltanto immaginare e che eccita gli sceneggiatori di film (è il tema di Switch di Blake Edwards del 1991, tradotto in italiano Nei panni di una bionda, di Hot Chick-Una bionda esplosiva del 2002 e del recentissimo film italiano Moglie e marito con Pierfrancesco Favino e Kasia Smutniak). Com’è essere donna? Com’è essere uomo? Entrare davvero nei panni dell’altro, e nel suo corpo, ci farebbe capire meglio pregi e difetti del sesso opposto. Ma visto che non è umanamente possibile, la sola cosa che possiamo fare è perlomeno provare a comprendere.

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Vettriano

JACK VETTRIANO, “SOLO IL ROSSO PIÙ SCURO II”

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LA FRASE DEL GIORNO
– C'è una differenza tra noi.
– Perché lei è un uomo e io sono una donna? Che differenza è?
– La stessa differenza che passa fra un uomo e una donna!

AUGUST STRINDBERG, La signorina Julie




YeYehuda_Amichaihuda Amichai, all'anagrafe Ludwig Pfeuffer (Würzburg, 3 maggio 1924 – Gerusalemme, 22 settembre 2000), è considerato da molti il più grande poeta israeliano moderno, ed è stato uno dei primi a scrivere poesia in ebraico colloquiale.


martedì 30 maggio 2017

Nodo dei corpi


YOLANDA BEDREGAL

NODO

Nodo dei corpi
fugace piacere
che lega la nostra polvere
all'eternità

Nel solco umido
cade il seme,
e aggiunge al mondo
un nuovo anello

Nodo dei corpi
fugace piacere
…la catena continua…
con tanto dolore.

(da Echi, 1940)

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Il nodo è la fusione dei corpi che, al di là del fugace piacere sessuale, consente di sublimare la nostra caduca forma umana in qualcosa di superiore: Yolanda Bedregal, una delle più grandi voci poetiche boliviane, coglie con queste immagini il superamento, per quanto effimero, del nostro essere limitati.

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Superphazed

ILLUSTRAZIONE © SUPERPHAZED / DEVIANT ART

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LA FRASE DEL GIORNO
L’amore esiste solo al limite del bacio. / E poi? Al limite del sogno.
YOLANDA BEDREGAL




Yolanda Bedregal de Cónitzer (La Paz, 21 settembre 1913 - 21 maggio 1999),  poetessa e scrittrice boliviana, nota anche come Yolanda di Bolivia. La sua poesia, affine agli inizi al Simbolismo, esalta i sentimenti comuni agli esseri umani con linguaggio chiaro e preciso, virando verso una visione più religiosa


lunedì 29 maggio 2017

Tieniti stretti i sogni


LANGSTON HUGHES

I SOGNI

Tieniti stretti i sogni
perché se i sogni muoiono
la vita è un uccello dalle ali spezzate
che non può volare.

Tieniti stretti i sogni
perché quando i sogni se ne vanno
la vita è un campo arido
gelato dalla neve.

(da Il guardiano dei sogni e altre poesie, 1932)

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Cosa sono i sogni? Una fuga dalla realtà, una strada verde di speranza che lascia aperte tutte le porte e tutte le direzioni? Un posto dove ci si rifugia in una sorta di seconda vita? Qualunque cosa rappresentino per noi, come dice il poeta americano Langston Hughes (1902-1967), dovremmo averne cura, coltivarli come fiori preziosi perché senza di essi rimarrebbe soltanto un gelido deserto.

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Rob Gonsalves

DIPINTO DI ROB GONSALVES

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LA FRASE DEL GIORNO
Quelli che sognano di notte nei polverosi recessi della mente si svegliano al mattino per scoprire che il sogno è vano. Ma quelli che sognano di giorno sono uomini pericolosi, giacché ad essi è dato vivere i sogni ad occhi aperti e far sì che essi si avverino.
THOMAS EDWARD LAWRENCE, I sette pilastri della saggezza




James Mercer Langston Hughes (Joplin, Missouri, 1º febbraio 1902 – New York, 22 maggio 1967), poeta, scrittore, drammaturgo e giornalista statunitense. Si affermò già con la sua prima raccolta poetica, Weary blues, del 1926, come uno dei migliori poeti della tradizione popolare. È noto soprattutto per i suoi ritratti penetranti e vivaci della vita degli afroamericani negli Stati Uniti, dagli Anni Venti agli Anni Sessanta.


domenica 28 maggio 2017

Un’arancia sulla tavola


JACQUES PRÉVERT

ALICANTE

Un’arancia sulla tavola
Il tuo vestito sul tappeto
E nel mio letto tu
Dolce presente del presente
Freschezza della notte
Calore della mia vita

(Alicante, da Parole, 1946)

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Bastano poche righe al poeta francese Jacques Prévert per raccontare una storia d’amore in una sorta di carpe diem: come la scena di un film che comincia, già dal titolo ci fa pensare a una panoramica della città balneare di Alicante, immaginiamo la macchina da presa che passa dalla costa alla camera, a quell’arancia posata casualmente sul tavolo ma invece pregna di simboli (si sbuccia, come la donna si spoglia), al vestito abbandonato in fretta sul tappeto, al corpo nudo della donna amata nel letto che incarna quell’ossimoro, la freschezza della gioventù e il calore dell’amore.

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Arancia

DIPINTO DI FAITH TE

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LA FRASE DEL GIORNO
Noi viviamo noi ci amiamo / E non sappiamo cosa sia la vita / Cosa sia il giorno / E non sappiamo cosa sia l'amore.
JACQUES PRÉVERT, Parole




Jacques Prévert (Neuilly-sur-Seine, 4 febbraio 1900 – Omonville-la-Petite, 11 aprile 1977), poeta e sceneggiatore francese. Surrealista, anarchico, polemico, umorista: molte sono le facce di Prévert, ma una la convinzione che sottende la sua poetica: l’amore è l’unica salvezza del mondo


sabato 27 maggio 2017

Contro la realtà

 

AMALIA BAUTISTA

SFUMATO

Così duro era il mondo, e doloroso,
che lo sfumò per i miei occhi.
Così profondo era il taglio che mi facevano
i bordi del reale,
che decise di smussarli.
Tanto danno mi arrecava il movimento
della vita famelica,
che lo fermò in un istante.

Un prezioso regalo contro il mondo,
contro la realtà, contro la vita,
contro la lucidità
e contro la mia tristezza.

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Un amato che protegge e sa come aiutare l’amata ad arginare il dolore, a provare a superarlo, che arriva a smussare gli spigoli acuminati del reale e a sfumarne i colori troppo violenti: è lui, questo cavalier servente d’altri tempi, il protagonista della poesia di Amalia Bautista.

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Chagall

MARC CHAGALL, “IL SOGNO DEGLI AMANTI”

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LA FRASE DEL GIORNO
L’amore è la capacità di curare, di proteggere, di nutrire.
THICH NHAT HANH




Amalia Bautista (Madrid, 1962) è una poetessa spagnola. Laureata in Scienze dell’Informazione. Con un linguaggio colloquiale esprime una profonda ansia di assoluto, intesa come amore, soprattutto su temi erotici, dove indaga la passione e l’emozione.


venerdì 26 maggio 2017

La rosa fugace

 

WERNER ASPENSTRÖM

POESIA

La rosa fugace
nella mano fugace,
nella poesia fugace.
Ti siedi con l’alfabeto.
Il gatto è comodo e fa le fusa.
E tu sei seduto tra pile di libri.

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Lo svedese Werner Aspenström vede la poesia come una rosa in una mano che svanisce però velocemente – del resto, il tempo è un ossessione di Aspenström. Il poeta stesso si ritrae nell’atto di comporre, seduto con tutto il suo sapere a disposizione, in una stanza tranquilla.

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ALEXEI ANTONOV, “ROSA NEL BUIO”

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LA FRASE DEL GIORNO
La poesia è la forza invisibile che ci permette ancora di meravigliarci e di provare stupore per la bellezza del mondo.

ROMANO BATTAGLIA, Incanto




330px-Werner_AspenstromKarl Werner Aspenström (Norrbärke, 13 novembre 1918 – Stoccolma, 25 gennaio 1997), poeta svedese. Membro dell’Accademia Svedese che assegna il Nobel, esordì nel 1949 con Leggenda nevosa. Curiosamente, richiesto delle sue motivazioni per scrivere, rispose: “Scrivo per il mio gatto”.


giovedì 25 maggio 2017

Felicità del vecchio cuore

 

DIEGO VALERI

SOTTO L’ALBERO QUI

Sotto l’albero, qui,
tra un tremare di verdi ombre, come acque,
e flagranti occhi di sole,
passa il mattino d’estate, passa
l’estate con la sua felicità.
Felicità di vaste arie, di nubi
grondanti luce,
di frutti d’oro appesi a rami d’oro.
Felicità del vecchio cuore,
vivo, in amore.

(da Calle del vento, Mondadori, 1975)

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Calle del vento è la raccolta della vecchiaia di Diego Valeri ma il poeta padovano sembra ritrovare la freschezza delle prime poesie in un rinnovato amore per la vita: ora che tutto è quasi compiuto, si abbandona sereno a quella “felicità sospesa / a mezz’aria su la terra in ombra”, alla piccola meraviglia davanti alle cose.

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Albero

DIPINTO DI G. GERCKEN

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LA FRASE DEL GIORNO
Tu solo sei, divino / fiore del nulla, amore
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DIEGO VALERI, Poesie




Diego Valeri (Piove di Sacco, 25 gennaio 1887 – Roma, 27 novembre 1976), poeta, traduttore e accademico italiano, fu ordinario di Letteratura Francese all’Università di Padova per oltre vent’anni, tranne nel periodo 1943-45 quando riparò in Svizzera come rifugiato politico.


mercoledì 24 maggio 2017

Quella che scrivo nei sogni

 

PEDRO LASTRA

L’ALTRA VERSIONE

L'altra versione è quella che scrivo nei sogni,
una voce che conserva la lettera
replicandola
come un verso di Robert Desnos:
Ho tanto sognato con te che perdi la tua realtà.

L'altra versione sei tu, furtiva,
quando i tuoi giorni mi passano accanto senza fermarsi,
quando il vento spande
i tuoi capelli sulla mia memoria.

(da Notizie dall’estero, 1979)

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L’altra versione è quella poetica, quella che attiene al mondo dell’invisibile, al sogno, all’immaginazione, ma anche alla memoria, alla forza del ricordo. Il  poeta cileno Pedro Lastra è ben consapevole che quelle due versioni non sono comunicanti: “Come sarà, signora, vederti e non vederti / più, come sarà / guardare la tua nebulosa / figura allontanarsi / (questo lo scrivo appena) / poiché abitiamo mondi distinti?

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DIPINTO DI RAFAL OLBINSKI

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LA FRASE DEL GIORNO
Ma il sogno non dorme / come sogna chi dorme, un angelo tradito / da non si sa chi / e invecchiato / dall’ombra dei giorni dimenticati: / è un’eternità quella dell’istante /e uno spazio infinito / il luogo dove abita.
PEDRO LASTRA, Canzone del passeggero




Pedro Lastra Salazar (Quillota, 3 marzo 1932) è un poeta e saggista cileno. Professore di letteratura spagnola a Chillán, New York, Buffalo, Saint Louis, Lima e La Paz, è membro dell’Accademia Cilena del Linguaggio.


martedì 23 maggio 2017

Due amanti

 

PAOLO SILENZIARIO

VIDI DUE AMANTI

Vidi due amanti appassionati: con frenesia impaziente
configgendo a lungo le labbra nelle labbra, non si saziavano
di un amore infinito; ma, pur anelanti di penetrare l’uno
nel cuore dell’altra, alleviavano appena la tortura di un limite
invalicabile scambiandosi fra loro le morbide vesti.
L’uno somigliava in tutto ad Achille, quale l’eroe si mostrava
nel palazzo di Licomede; la fanciulla poi, cinta dalla tunica
fino al candido ginocchio, ritraeva l’immagine di Febe.
Di nuovo le labbra erano premute, perché li divorava
un’incessante follia amorosa. Sarebbe più facile dividere
il tortuoso intreccio di due ceppi di vite, cresciuti
in un viluppo annoso, che quegli amanti, con le morbide membra
serrate in un nodo dalla mutua stretta delle braccia.
Tre volte beato chi, mia cara, è legato in tali catene,
tre volte beato; ma noi bruciamo divisi.

(dall’Antologia Palatina, Libro V, 255)

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Paolo SIlenziario (VI secolo dopo Cristo), alto funzionario imperiale alla corte di Costantinopoli, fu l’ultima grande voce poetica in lingua greca classica. La metà degli 80 epigrammi giunti fino a noi nell’Antologia Palatina hanno argomento erotico, come questo, che racconta dettagliatamente – come un voyeur – l’inestricabile amplesso di due amanti divorati dal fuoco dell’eros e dell’amore. Crudele è il contrasto del distico finale: a Paolo non tocca questa gioiosa grazia, lui è lontano dalla sua amata.

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Amanti

MANUEL LANCÉ, “AMANTI”

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LA FRASE DEL GIORNO
Quanto più lontani stanno, tanto più vicino al cuore sono i sentimenti che cerchiamo di soffocare e dimenticare.
PAULO COELHO




Paolo Silenziario (VI secolo – Costantinopoli, 580), dignitario imperiale e poeta epigrammista bizantino.Poeta bizantino. Amico di Agatia, che ne scrisse un elogio, compose, alla maniera alessandrina, otto epigrammi e due poemetti descrittivi sul tempio di Santa Sofia, importanti per la storia dell'arte.



lunedì 22 maggio 2017

Nel territorio segreto

 

MARÍA CLARA GONZÁLEZ

TU

“Ognuna mi ha dato solo quello che poteva
  darmi, a ognuna ho dato solo quello che
  poteva prendere da me”
                                   Hermann Hesse

Non so in che modo
entri nel territorio segreto
che mi abita

Mentre cammini
- Come riconoscendomi -
la api di giugno popolano il mio sguardo

Ti lascio attraversarmi
Ti racconto i miei segreti
Ti avvolgo con le mie risate

So che vai di fretta                                                                                                                                                   
Non ti tratterrò

(da Il lento lavoro dell'oblio, 2002)

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“Scrivo per correggere i ricordi e vagabondare in essi, per superare i confini, per sognarmi diversa e arbitrariamente creare nuovi modi si stare al mondo” dice la poetessa colombiana María Clara González. Così l’amato ormai perduto torna ad attraversare i territori del sogno, a invadere le province della parola – abbandonarsi al ricordo è l’unico modo per non naufragare, per non andare alla deriva e superare così le paure.

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FOTOGRAFIA © FAVIM

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LA FRASE DEL GIORNO
Scrivo perché sì, perché respiro e il battito del polso me lo chiede.
MARÍA CLARA GONZÁLEZ




María Clara González De Urbina (Bogotá, Colombia, 1952) poetessa, scrittrice, traduttrice, saggista e critica letteraria colombiana. Esperta della Generazione del ‘27 spagnola, la sua poesia è “ ricerca, rivelazione, rottura, alimento, pianto e benedizione”.


domenica 21 maggio 2017

Il piccolo miracolo del profumo

 

ELOY SÁNCHEZ ROSILLO

NOTA

Adesso allunghi il braccio. Salti. E cogli
qualche fiore
dall’allegro arancio.
                            Poi vieni
verso di me sorridendo e posi nella mia mano
i fiori delicati.

                            A volte mi piacerebbe
dire con parole mie la bellezza
di questo nostro momento: la grazia del tuo corpo
nell’istante del salto, i miei occhi che ti guardano,
il piccolo miracolo del profumo.

(da Pagine di diario, 1981)

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Dire l’inesprimibile, questo è il desiderio del poeta spagnolo Eloy Sánchez Rosillo: quante volte le emozioni e le sensazioni superano le nostre capacità di esprimerle con il bagaglio limitato per quanto vasto delle parole. Prova a farlo la poesia, prova a coglierne almeno un istante – anche se succede quello che capita quando vogliamo fissare con la macchina fotografica la bellezza di un’immagine colta dai nostri occhi: non sarà mai perfetta come quella fermata dalla retina.

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Maja Topcagic

FOTOGRAFIA © MAJA TOPCAGIC

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LA FRASE DEL GIORNO
Chi guarda con gli occhi aperti e sogna ha davanti a sé tutta la realtà, anche se non si trova in ogni sua parte. Non ci sono zone in ombra.
ELOY SÁNCHEZ ROSILLO, El Cultural, 20 novembre 2015




Eloy Sánchez Rosillo (Murcia, 24 giugno 1948), poeta spagnolo.  Nelle sue poesie balenano scorci di ciò che era e di ciò che è scomparso. Tra pienezza e malinconia, sono testimonianza della vita di un uomo e della certezza di un mondo, scritte con uno stile scorrevole e senza enfasi.


sabato 20 maggio 2017

Un mondo com’era

 

NIKIFÒROS VRETTÀKOS

RICOMPOSIZIONE

Scrivendo, cerco di far entrare nelle mie parole
il giorno con il suo amore. Il sole, le stelle,
le cose – nella poesia tutto deve girare
come avviene nell’universo.
Qui luce e qui palpebre in un cerchio più piccolo,
in una sfera, una forma di libro che sarà
cerchio e sfera e infinito. Farò entrare tutto
il mondo e intatte le sue pallide linee,
l’armonia in sé, illuminata da una
bontà universale – elevando
linee e colori.
Cerco di fare un mondo a cui nulla
mancherà. Un mondo com’era
prima della corruzione. Prima ancora
che Caino uccidesse Abele. Che le mie parole zampillino
acqua ed erba. Zampillino vivente
silenzio e sorriso.

(da L’abisso del mondo, 1961 - Traduzione di Gilda Tentorio)

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Il poeta è un costruttore di mondi: le sue parole provano a racchiudere l’universo, a ricostruirlo, a ricomporlo. Ed è così che il poeta greco Nikifòros Vrettàkos si vede nell’atto della scrittura, un abile creatore di un sistema copernicano puro e incorrotto: “Adesso sono capace di esprimere / la sua armonia con una poesia. / Prenderò una pagina bianca, / e metterò in fila la luce”.

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FOTOGRAFIA © WALLPAPER XS

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LA FRASE DEL GIORNO
La poesia nasce / insieme alle cose, insieme all’amore, / insieme al dolore.
NIKIFÒROS VRETTÀKOS, L’abisso del mondo




Nikifòros Vrettàkos (Krokeès, 1° gennaio 1912 – Plumitsa, 4 agosto 1991), scrittore e poeta greco. Partito per Atene alla scoperta del mondo, ne fu deluso. Prese parte in prima linea alla Seconda guerra mondiale e alla resistenza. Espulso dal Partito Comunista per il suo umanesimo di pace, visse in esilio la dittatura dei colonnelli.


venerdì 19 maggio 2017

L’orma del tuo corpo

 

OCTAVIO PAZ

PASSAGGIO

Più che aria
                     più che acqua
più che labbra
                         leggera leggera

Il tuo corpo è l’orma del tuo corpo

(Pasaje, da Versante Est, 1969 - Traduzione di Franco Mogni)

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Risente evidentemente del lungo soggiorno in India la produzione degli Anni Sessanta del Premio Nobel messicano Octavio Paz: non è più il Surrealismo a esprimere la poesia ma un consapevole muoversi come su un filo di equilibrio tra la coscienza e il reale dove il confine è talmente sottile da scomparire e la parola si fa quasi un mantra evocando la pienezza del transitorio: «Guardati / più reale del corpo che abiti / ferma in mezzo alla mia fronte".

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ILLUSTRAZIONE DI DANIEL TAYLOR

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LA FRASE DEL GIORNO
Desiderata / la realtà si desidera / s’inventa un corpo di scintilla / si sdoppia e si guarda.
OCTAVIO PAZ, Giorni feriali




Octavio Irineo Paz Lozano (Città del Messico, 31 marzo 1914 – 20 aprile 1998),  poeta, scrittore, saggista e diplomatico messicano, premio Nobel per la letteratura nel 1990. La sua poesia è fatta di sperimentazione e anticonformismo, un continuo mettersi in discussione del linguaggio, “lotta continua contro la significazione”.


giovedì 18 maggio 2017

La lanugine dei pioppi

 

SOFIJA PARNOK

ERA UN’EPOCA STUPENDA

Era un'epoca stupenda!
Era il mio ventesimo anno.
Come una parabola diamantina
Si alzava la fontana.

La lanugine cadeva da un pioppo,
E dal mattino stesso
Attorno alla fontana camminavano
I bimbi sul vialetto,

Il mondo era più sconfinato,
Il cielo più azzurro,
E i colombofili lanciavano
I colombi verso il cielo...

La vita non pesava più
Della lanugine dei pioppi, –
E con spavento e allegria
Si è mozzato il fiato!

4 ottobre 1927

(da Poesia, n. 316, Giugno 2016 – Traduzione di Paolo Galvagni)

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Era un’epoca stupenda, la gioventù, certo: allora davvero il mondo poteva sembrare sconfinato alla poetessa russa Sofija Parnok, per un paio d'anni amante di Marina Cvetaeva. Allora tutto sembrava possibile, le illusioni non si erano ancora frante, e la vita volava via leggera come la lanugine dei pioppi.

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FOTOGRAFIA © CURTIS NEWTON - (CC BY-NC-SA 2.0)

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LA FRASE DEL GIORNO
Ah, la gioventù è una malattia dalla quale si guarisce presto!

NUTO REVELLI, Il prete giusto




Sofija Jakovlevna Parnok (Taganrog, 11 agosto 1885 – Mosca, 26 agosto 1933), poetessa e traduttrice russa. Nel 1914 conobbe la giovane poetessa Marina Cvetaeva, con la quale ebbe un'appassionata storia d'amore che lasciò tracce importanti nella poesia di entrambe le donne. Dopo il 1928 la censura sovietica le proibì di pubblicare.



mercoledì 17 maggio 2017

Albeggia lentamente

 

CARLOS PUJOL

DI NOTTE NEGLI SPECCHI

Di notte negli specchi
ci sono cataclismi di tenebra,
si sgretola ogni sogno
che ha appena finito di nascere.
E sbuchiamo nell’alba
come ciechi che vedono per la prima volta.
Albeggia lentamente,
c’è ancora molto tempo davanti:
tra due luci possono ancora scorgersi
brandelli delle ombre abbandonate.

(da Versi dalla Svevia, 2005)

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L’alba è una sorta di rinascita, ogni nuovo giorno, quella che fece dire a José Emilio Pacheco che “ci consegna la prima ora / la prima ora di un’altra vita. / La sola nostra verità /  è il giorno che comincia”. L’alba salvifica cantata anche dal poeta catalano Carlos Pujol: le tenebre si dissipano e nella prima luce, come ciechi che finalmente possono vedere, riusciamo a distinguere in modo diverso le cose, a cogliere per un istante i brandelli del mistero.

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Woman And Man On A Bed

FOTOGRAFIA DI RICHARD TUSCHMAN

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LA FRASE DEL GIORNO
Grazie per la bellezza che ci colma e ci intimidisce / e per l’alba / che ci offre l’illusione della prima volta
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XULIO LÓPEZ VALCÁRCEL, Memoria di Agosto




Carlos Pujol Jaumandreu (Barcellona, 1936 - 16 gennaio 2012), poeta, traduttore, editore e storico della letteratura spagnolo. Insegnante di Letteratura francese all’Università di Barcellona tradusse, Balzac, Baudelaire, Simenon e Voltaire, ma anche Orwell, Emily Dickinson e Jane Austen, esordì nel 1981 con L’ombra del tempo.


martedì 16 maggio 2017

A gambe incrociate

 

LUCIANO ERBA

NEL BOSCO

E tu pensavi che come a un saggio orientale
ti bastasse stare addossato a gambe incrociate
alle radici sporgenti di un faggio
per allontanare il pensiero di lei
e diventare l'azzurro tra i rami
o magari formica corteccia filo d'erba

sono passati tre lenti fiocchi di nuvole
e sei ancora tu

ami, ma ami senza:
migliore esperienza?

(da L'ippopotamo, Einaudi, 1989)

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Luciano Erba prova a condurre la sua indagine tra le pieghe del reale, affidandosi alla meditazione per fare in modo che la natura e gli oggetti rivelino il loro senso recondito. Corpo e mente diventano un catalizzatore, ahimè inutile, se è vero che alla fine rimane con il suo solito pugno di mosche.

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Aang

ILLUSTRAZIONE © SPORKERANG/DEVIANT ART

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LA FRASE DEL GIORNO
E di te che saprò? Le tue apparenze / han detto quel che vuoi, quel che non sei.
LUCIANO ERBA, Il male minore




Luciano Erba (Milano, 18 settembre 1922 – 3 agosto 2010), poeta, critico letterario, traduttore del secondo Novecento, appartenente alla Quarta generazione della Linea Lombarda. Insegnò Letteratura Francese e Letterature Comparate  all’Università Cattolica di Milano.


lunedì 15 maggio 2017

Schiuma di buona volontà

 

GREG DELANTY

ESPERANTO

Stamattina un cameriere in uno squallido caffè
è rimasto sconcertato quando ho provato a parlare la sua lingua.
Qualcuno è intervenuto per tradurre, stranieri tutti.
Il cameriere ha compreso, ha sorriso
e tutti sorridevano. Per un istante fu come se
si fosse risolto un grande problema, come se ognuno avesse registrato
la risposta che aveva dimenticato di sapere, la schiuma
di buona volontà traboccante come cappuccino.

(da Poesie scelte 1986-2007, 2008)

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Capita spesso di incontrare stranieri nelle nostre città che tentano disperatamente di farsi comprendere in italiano: per dire, l’altro giorno una coppia di inglesi disorientata dai lavori in corso cercava di domandarmi nella lingua di Dante una strada alternativa. Li ho indirizzati nella loro lingua con sollievo di tutti. Lo stesso sollievo degli avventori del bar dove si trova il poeta irlandese Greg Delanty: quel linguaggio di solidarietà, di empatia, di buona volontà di aiutare il prossimo è una lingua universale, come l’esperanto.

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Apple

LINDA APPLE, “DAY DREAMING”

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LA FRASE DEL GIORNO
D'altra parte già la pura e semplice possibilità del tradurre mostra che a fondamento di tutte le lingue vi è un’unica segreta lingua originaria, la lingua dello spirito umano, senz'altro.
WALTHER KRANZ, La filosofia greca




Greg Delanty (Cork, City, 1958), poeta irlandese. Vive per la maggior parte dell'anno in America, dove è il poeta residente al Saint Michael's College, nel Vermont. È diventato cittadino americano nel 1994, mantenendo la cittadinanza irlandese. Colum Mc Cann lo ha definito "Vincitore di coloro che se ne sono andati in esilio".


domenica 14 maggio 2017

Simbiotica unità

 

PILAR PAZ PASAMAR

UNITÀ

Mamma, tu non sei più tua ma mia.
Te ne sei andata come la luna sull’acqua.
Tutto il tuo chiarore si è specchiato
immenso, nella mia anima.
Mamma, non ci sei più,
il tuo sorriso non è il tuo sorriso.
Sono io che ti sorrido,
che muovo le tue mani.
Che ti vivo e respiro per te.
Non ci sei più, madre mia.
Hai impresso il tuo chiarore come
la luna sul lago.
In me la tua immagine galleggia,
riposa, dorme, volteggia,
in una simbiotica unità che livella
la tua carne con la mia,
i tuoi occhi con i miei,
il tuo dolore con il mio.
E la tua fine – spegnerti sorridendo – è la mia.
- La tua fine!-
Lassù ti aspetterà una stella.
Io ti terrò con le mani (così giovani!)
più su del mare, più su del tempo.
E saremo insieme, madre mia, così vicini
che Dio non potrà distinguere se sei una
o se siamo uno noi che siamo morti.

(da Mara, 1951)

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Si dice che “nessuno muore finché vive nel cuore di chi resta”. Ed è quello che esprime in versi la poetessa spagnola Pilar Paz Pasamar in questa poesia che ho scelto per celebrare la Festa della Mamma, con l’augurio che quel chiarore di madre sia sempre con noi.

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Klimt

GUSTAV KLIMT, “LE TRE ETÀ DELLA DONNA”, PART.

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LA FRASE DEL GIORNO
Le verità che contano, i grandi principi, alla fine, restano due o tre. Sono quelli che ti ha insegnato tua madre da bambino.
ENZO BIAGI, Strettamente personale




Pilar Paz Pasamar (Jerez de la Frontera, 13 febbraio 1932),  poetessa spagnola. Membro del ramo di Cadice della generazione poetica del 1950, è la continuatrice della poesia simbolista e del lignaggio di Juan Ramón Jiménez. Canta la scoperta del mondo da un'intimità calda e sensuale con accenti realistici e civili.

sabato 13 maggio 2017

Carne di luna

 

ANISE KOLTZ

«ÜBER ALLEN GIPFELN IST RUH»

La luna si interra
fino agli occhi
è a mala pena visibile

voglio farle la posta
scuoiare il suo ventre bianco
e cucinarla

la sua carne ha il sapore
del pesce di mare

(da Il circo del sole, 1966)

 

“Über allen Gipfeln Ist Ruh”: su ogni cima, è pace. È l’incipit del Canto notturno del viandante di Johann Wolfgang Goethe musicato da Franz Schubert a fare da titolo e da chiave di lettura di questi versi della poetessa lussemburghese Anise Koltz. In realtà di pace ce n’è poca, visto l’intento quasi cannibalesco di catturare la luna come un animaletto, cucinarla e mangiarla. Ma è la cifra della Koltz: la dimensione simbolica del mondo interiore, dove tutto è possibile, anche sognare una realtà che non esiste ancora o che non esisterà mai.

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Rising Moon Painting by Megan Aroon Duncanson; Rising Moon Art Print for sale

MEGAN AROON DUNCANSON, “LUNA SORGENTE”

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LA FRASE DEL GIORNO
Niente è più oscuro e misterioso della chiarezza.
ANISE KOLTZ, Sonnambula del giorno




Anise Koltz (Eich, 12 giugno 1928), poetessa lussemburghese. Di origini ceche, tedesche, inglesi e belghe, iniziò a pubblicare in tedesco per poi divenire una delle principali scrittrici in lingua francese. Al suo attivo ha anche dei racconti per bambini e numerose traduzioni.


venerdì 12 maggio 2017

È facile dirlo

 

AMOS OZ

MA COME

Abbandonarla, dici, è facile dirlo,
abbandonarla come un pilota di guerra
che abbandona un aereo
senza controllo o in fiamme. Ma come si salta
da un aereo precipitato, fatto a pezzi e arrugginito
o affondato nelle profondità del mare?

(da Lo stesso mare, 1999)

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Abbandonare qualcuno o qualcosa non è mai facile: se è per così dire “facile” lanciarsi dall’aereo in fiamme o in caduta nell’eccitazione adrenalinica del momento, come dice il narratore israeliano Amos Oz, sull’onda del verso catulliano “Difficile est longum subito deponere amorem”, è difficile abbandonare all’improvviso un lungo amore. 

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Aircraft

IMMAGINE © FORWALLPAPER

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LA FRASE DEL GIORNO
L'amore è anche imparare a rinunciare all'altro, a saper dire addio senza lasciare che i tuoi sentimenti ostacolino ciò che probabilmente sarà la cosa migliore per coloro che amiamo.
SERGIO BAMBARÉN, Il delfino




Amos Oz, nato Amos Klausner (Gerusalemme, 4 maggio 1939), scrittore e saggista israeliano. La minuta attenzione agli aspetti della vita quotidiana, l'esuberanza della scrittura e la volontà di indagare nei malesseri individuali e della società sono i tratti salienti della sua opera. 


giovedì 11 maggio 2017

Puoi dirmi: esisto

 

CLEMENTE REBORA

DIMMI CHE ESISTI – NON CHIEDO ALTRO

Dimmi che esisti - non chiedo altro:
Il resto al cuore io domando.

Sete ingannata da ogni coppa,
Senza il sapor della tua bocca,
Riposo illuso in ogni sonno
Senza il ristoro del tuo corpo,

Dimmelo sempre che ci sei,
Comunque la tua vita speri.

La creatura in te più vera
Ogni vicenda a me la svela,

La lontananza ansiosa dice
L'amor che accanto ammutolisce;

Ma so, non so, so che tu sola
Puoi dirmi: esisto - e dillo ancora.

(da Dieci poesie per una lucciola, Stampa Alternativa, 1999)

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La “lucciola”, ovvero dispensatrice di luce, di queste poesie di Clemente Rebora è la pianista russa Lydia Natus, con la quale il poeta convisse dalla fine del 1913 al 1919 con la parentesi della terribile esperienza della prima guerra mondiale, conclusasi per lui con un trauma nervoso. È un amore vivo, carnale, che permette al poeta di “svelare con candore la gemma del suo cuore”. Quell’amore finisce alla fine del 1919: Lydia va a vivere a Parigi, Rebora intraprende il percorso di ricerca interiore che lo porterà alla conversione al cattolicesimo e al sacerdozio. Ma non si dimenticheranno mai…

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ILLUSTRAZIONE DI CHRISTIAN SCHLOE

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LA FRASE DEL GIORNO
Su speranze leggere / un pullular di luce / quante sono le stelle.
CLEMENTE REBORA, Frammenti lirici




Clemente Luigi Antonio Rèbora (Milano, 6 gennaio 1885 – Stresa, 1º novembre 1957) poeta italiano. Dopo una giovinezza inquieta alla ricerca di una dimensione trascendente, prese parte alla Prima guerra mondiale rimanendo ferito sul Podgora. Nel 1928 una crisi religiosa lo avvicinò alla fede cattolica: nel 1936 fu ordinato sacerdote.


mercoledì 10 maggio 2017

Condannata a scrivere

 

NINA CASSIAN

LA QUARTA SCIMMIA

Nella ben nota posizione ‘assisa’
come le Tre Scimmiette – Una Non Vede,
Una Non Sente, Una Non Parla –
con la cenere della sigaretta
che cade sulle cosce nude,
davanti a me il mare,
dietro, la morte,
saggio tra i denti una sillaba di eternità
come se fosse una moneta dubbia.

Le unghie si ritraggono,
si gonfiano le dita.
Non scivolano più
sotto il ponte abbattuto dei miei anelli.

Sono la Scimmia Condannata a Scrivere.

(da C’è modo e modo di sparire, Adelphi, 2013)

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I poeti sentono in loro questa necessità di scrivere, che si trasforma talvolta in urgenza. Per la poetessa rumena Nina Cassian si tratta addirittura di una condanna, del continuo supplizio del decodificare una lingua remota.

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Skilling

DIPINTO DI WILLIAM SKILLING

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LA FRASE DEL GIORNO
Il paesaggio che descrivo / sono io stessa.
NINA CASSIAN, C’è modo e modo di sparire




Nina Cassian, pseudonimo di Renée Annie Cassian-Mătăsaru (Galați, 27 novembre 1924 – New York, 15 aprile 2014), poetessa, scrittrice e traduttrice rumena. Esponente del Modernismo, nel 1985 si rifugiò negli Stati Uniti per sfuggire alla repressione del regime di Ceausescu, e lì rimase non solo a vivere, ma anche a scrivere poesie nella lingua del suo nuovo paese.


martedì 9 maggio 2017

Ghirlande di lumini

  

GIUSEPPE UNGARETTI

NOTTE DI MAGGIO

Il cielo pone in capo
ai minareti
ghirlande di lumini.

(da L’Allegria, 1931)

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“Alcuni vocaboli deposti nel silenzio come un lampo nella notte, un gruppo fulmineo d’immagini, mi bastavano a evocare il paesaggio sorgente d’improvviso ad incontrarne tanti altri nella memoria” scrive Giuseppe Ungaretti riguardo all’ispirazione di alcune brevi poesie scritte poco prima della guerra e inserite poi nella raccolta L’Allegria: questa Notte di maggio, ad esempio, dove basta un’immagine di luci parigine nel buio per ricreare il miraggio della natia Alessandria d’Egitto, “un abbraccio di lumi nell’aria torbida / sospesi” visti dal bastimento che lo condusse via.

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SKS

FOTOGRAFIA © SKS

 

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LA FRASE DEL GIORNO
E come portati via si rimane.

GIUSEPPE UNGARETTI, L’Allegria




Giuseppe Ungaretti (Alessandria d’Egitto, 8 febbraio 1888 – Milano, 1º giugno 1970) è uno dei tre grandi poeti dell’Ermetismo italiano. Trasferitosi a Parigi nel 1912, prese parte alla Prima guerra mondiale nelle trincee del Carso e poi in Champagne. Dal 1935 al 1942 insegnò in Brasile e dal 1947 al 1965 fu professore di letteratura moderna alla Sapienza.


lunedì 8 maggio 2017

Si concentra il mondo

 

ÓSCAR ACOSTA

GLI AMANTI

Gli amanti sono distesi sul letto
e con dolcezza nascondono parole e baci.
Sono nudi e indifesi come bambini
e nei loro sensi si concentra il mondo.
Non c’è luce o ombra per i loro occhi appagati
e la vita non ha forma alcuna.

I bei capelli della donna possono essere una rosa,
l’acqua calda o un fornitore innamorato.
Il fuoco è soltanto uno schianto scuro.
Gli amanti sono distesi sul letto.

(da Poesia minore, 1957)

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Gli innamorati felici sono “due esseri / che non vedono il mondo” secondo Wisława Szymborska. E così li ritrae il poeta honduregno Óscar Acosta: una cellula formata da due organismi che chiude fuori il mondo, anzi lo concentra tutto nell’amore – carnale ma anche spirituale - che è la forma più alta di egoismo.

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Coppia

FOTOGRAFIA © CAROLYN LAGATTUTA

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LA FRASE DEL GIORNO
L’amore è egoismo in due.

STANISLAS-JEAN DE BOUFFLERS, Pensieri, lazzi e battute




Óscar Acosta (Tegucigalpa, 14 aprile 1933 – 16 luglio 2014), poeta, scrittore, critico letterario, politico e diplomatico honduregno. Iniziò la sua carriera come giornalista in Perù, in seguito coltivò svariate forme artistiche. La sua è poesia marcatamente intimista e patriottica. Nel 1960 ottenne il Premio Rubén Darío.



domenica 7 maggio 2017

Ascolto solo

 

GHIANNIS RITSOS

OGNI TUO GESTO

Ogni tuo gesto
ha lasciato
sul tavolo,
nell’armadio,
sotto il cuscino,
una cassettina di musica.
Ascolto solo.

(in Corpo nudo, da Erotica, Crocetti, 1981 – Traduzione di Nicola Crocetti)

 

“Circoli nel mio sangue / mi riempi il corpo. / Contengo il mondo”. È un mondo di ricordo quello che adesso contempla il poeta greco Ghiannis Ritsos: un mondo che riaffiora improvviso dagli oggetti di ogni giorno facendo emergere gesti come sogni, piccoli segni di ciò che è stato, dolci e malinconiche testimonianze della memoria.

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Van Hove

DIPINTO DI FRANCINE VAN HOVE

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LA FRASE DEL GIORNO
In brevi versi / si nascondono grandi cose / indicibili. / Tu sai.
GHIANNIS RITSOS, Erotica




Ghiannis Ritsos (Monemvasia, 1º maggio 1909 – Atene, 11 novembre 1990), poeta greco tra i maggiori del XX secolo. Fu candidato nove volte al Premio Nobel. La sua vita fu animata da un'incrollabile fede negli ideali marxisti e nelle virtù catartiche della poesia.


sabato 6 maggio 2017

Pensa o sogna?

 

MARÍA ZAMBRANO

L'ACQUA ASSORTA

per Edison Simons

L'acqua assorta
pensa o sogna?
L'albero che si piega cercando le sue radici,
l'orizzonte,
il fuoco intatto,
si pensano o si sognano?
Il marmo fu mai uccello?
L'oro fiamma?
Il vetro aria o lacrima?
Piangono il respiro perduto?
Forse sono la memoria di se stessi
e rinchiusi si contemplano per sempre?
Se tu ti guardi, cosa resta?

(da L’acqua assorta, 2001)

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I poeti rendono il mondo abitabile, i filosofi lo fanno migliorabile: questo pensava María Zambrano, filosofa, saggista e poetessa spagnola. La fusione di filosofia e poesia consente quindi alla seconda di trovare le risposte che la prima pone, la cosiddetta “ragione poetica”, come in questi versi che vertono sull’essenza delle cose e degli elementi.

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FOTOGRAFIA © DANIELE RIVA

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LA FRASE DEL GIORNO
Al poeta basta fare poesia per esistere. È la forma più pura di realizzazione dell’essenza umana.
MARÍA ZAMBRANO, Filosofia e poesia




María Zambrano (Vélez-Málaga, 22 aprile 1904 – Madrid, 6 febbraio 1991) è stata una filosofa e saggista spagnola. Per lei, la poesia e la filosofia si oppongono nella loro percezione del mondo: mentre il filosofo cerca attivamente l'unità e non può liberarsi dalle contraddizioni presenti nel mondo, il poeta ne accetta passivamente la molteplicità.


venerdì 5 maggio 2017

Bianca vela

 

KO UN

LA VELA BIANCA

Nessuno anela a una tempesta,
questo è certo!
Eppure tu, bianca vela lì fuori nel mare,
nel profondo del cuore
speri che la tempesta arrivi.
Perché solo nella tempesta
riesci ad essere viva.

Oh bianca vela paziente e nostalgica
nel grande mare blu!
La lotta ha inizio!

Il mio sguardo non si stacca da te.

Tra l’erba, sotto i miei piedi,
anche una brezza gentile è tempesta.

(da L’isola del canto, Lietocolle, 2009 – Traduzione di Vincenza D’Urso)

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Un punto di vista tipicamente orientale, quello del poeta sudcoreano Ko Un: questa correlazione cosmologica dove ogni oggetto e ogni essere vivente ha la sua esistenza, questo raffronto tra le piccole cose e le grandi ha l’ampio respiro delle dottrine del Buddha e di Confucio.

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Vela bianca

LEONID AFREMOV, “VELA BIANCA”

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LA FRASE DEL GIORNO
L’universo, lo spazio, le immensità del tempo: questo è lo scenario della poesia. Anche la più breve canzone d’amore o un’elegia sono una poesia dell’universo.
KO UN




Ko UnKo Un (Kunsan, 1° agosto 1933), è il massimo poeta sudcoreano del XX secolo. Monaco buddista, tornò allo stato laicale disgustato dalla corruzione del clero. Prese parte alla lotta per i diritti umani nel suo paese negli anni del regime militare, finendo anche in carcere. Sposatosi nel 1983, la sua vita si fece più tranquilla. È stato più volte candidato al Premio Nobel.