venerdì 24 febbraio 2017

Scorreva il fiume in me

 

JUAN LAURENTINO ORTIZ

SONO ANDATO AL FIUME

Sono andato al fiume, e lo sentivo
vicino a me, davanti a me.
I rami avevano voci
che non mi raggiungevano.
La corrente diceva
cose che non riuscivo a comprendere.
Provavo angoscia addirittura.
Volevo capire,
sentire cosa diceva il cielo vago
e pallido, riflesso
con le sue prime sillabe allungate,
ma non potevo.
Rincasavo
- Ero io che rincasavo -
con la pena indefinita
di sentirmi solo tra le cose
ultime e segrete.
All’improvviso ho sentito il fiume in me,
scorreva in me
con le sue sponde tremule di segni,
con i suoi profondi riflessi appena
frantumati.
Scorreva il fiume in me con le sue ramaglie.
Ero un fiume nel tramonto,
e sospiravano in me gli alberi,
e l’alzaia e le erbe
finivano in me.
Mi attraversava un fiume, mi attraversava
un fiume!

(da L’angelo inclinato, 1938)

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Il divenire, l’estasi e la contemplazione sono tra i temi preferiti dal poeta argentino Juan Laurentino Ortiz: il fiume ne è un’incarnazione perfetta, tanto da essere protagonista di moltissime liriche soprattutto della maturità. Chiunque si sia seduto a osservare lo scorrere di un fiume può capire l’emozione di Ortiz: il flusso continuo dell’acqua, il frantumarsi dei riflessi, il secondo cielo che viene trasportato dallo specchio ci permettono di entrare in armonia con la natura, di penetrare anche solo per pochi istanti il mistero “delle cose ultime e segrete”.

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Vaprio

FOTOGRAFIA © DANIELE RIVA

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LA FRASE DEL GIORNO
Il mondo è un pensiero / intessuto di luce. / Un pensiero felice.
JUAN LAURENTINO ORTIZ, L’acqua e la notte




Juan Laurentino Ortiz (Puerto Ruiz, 11 giugno 1896 – Paraná, 2 settembre 1978),  poeta e traduttore argentino. La sua opera, influenzata dai simbolisti francesi e dalla poesia orientale, è caratterizzata da una delicatezza e da una disposizione contemplativa, che allude spesso al fiume, agli alberi, alle inondazioni e ai cambiamenti climatici, senza eludere la storia sociale della sua provincia.


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