martedì 17 febbraio 2015

Trombette di carnevale

 

ANTONIA POZZI

NOTTE DI FESTA

Sgrana gli occhi, soldato alpino,
stringi più forte la tua ragazza:
sono venute le signorine
a ballare nella tua osteria.

Che belle rose di carta gialla
alle pareti di legno d'abete.
Chi suona
con le trombette di carnevale?
Vino.
E frittelle unte.
Una stella filante verdolina
lega i tuoi chiodi
alle mie scarpe
d'argento.
Chi strilla
con le trombette di carnevale?

Oggi sotto al Cristallo
è caduta la valanga.

Non bestemmiare, soldato alpino:
batti gli occhi nell'aperta notte.

Le signorine ballano ancora.
Come sono strane
queste mie spalle nude:
chi cercava
le mascherette di cartapesta?
io canto
un sonnolento ritornello.
E già sui vetri illividisce e intesse
gelate fioriture l'alba:
segna
palpebre viola,
pallide labbra nella stanza spenta.
In alto
tu fra i mortali blocchi
erri solo:
scavano ferree le tue mani rosse.

Vuota sotto una croda
nella prima
aurora
la slitta attende
coi suoi rami verdi
in croce.

Misurina, 6 gennaio 1936

(da Parole, 1939)

.

Antonia Pozzi tratteggia un bozzetto un po’ ingenuo che ci dà però l’atmosfera precisa di una festa di carnevale negli anni ‘30. C’è il gusto retrò dei fiori di carta, dell’orchestra che suona in un locale di Misurina. E, come nella funzione stessa del carnevale, che sottintende un ciclo di annientamento e di rinascita, si mescolano improvvisamente festa e tragedia: l’alpino che balla è chiamato sulle vette del Monte Cristallo a soccorrere le vittime di una valanga mentre già si accende un’alba viola di quaresima.

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Tooker

JOHN TOOKER, “UN BALLO IN MASCHERA”

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LA FRASE DEL GIORNO
È carnevale: e molta brava gente prova gusto a mascherarsi, nelle fogge più strane: invece, io provo una voluttà indicibile nel buttar via ogni maschera d'ipocrisia sociale: e spalancare il cuore, come uno sportello.
GANDOLIN, Gli invisibili




Antonia Pozzi (Milano, 13 febbraio 1912 – 3 dicembre 1938), poetessa italiana. Laureatasi in Filologia con una tesi su Flaubert, si tolse la vita dopo una contrastata storia d’amore. Il suo diario poetico Parole fu pubblicato postumo, nel 1939: composto a partire dai diciassette anni, riflette un'amara e inquieta sensibilità in cui si avverte l'influsso della lirica di Rilke.


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