mercoledì 5 ottobre 2011

Perché scrivi?


ÓSCAR HAHN

PERCHÉ SCRIVI?

Perché il fantasma perché ieri perché oggi:
perché domani perché sì perché no
perché l’inizio perché la bestia perché la fine:
perché la pompa perché il mezzo perché il giardino

perché Góngora perché la terra perché il sole:
perché San Giovanni perché la luna perché Rimbaud
perché la luce perché il sangue perché la carta:
perché la carne perché l’inchiostro perché la pelle

perché la notte perché mi odio perché la luce:
perché l’inferno perché il cielo perché tu
perché quasi perché niente perché la sete

perché l’amore perché l’urlo perché non so
perché la morte perché solo perché più
perché un giorno perché tutti perché forse.

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L’altro giorno l’amica Luciana ha scritto sul suo blog: “Se scrivo, io volo lontano” e ho commentato che è una delle più belle definizioni sul perché si scrive. Poi ho trovato casualmente – serendipity non casualità, direbbe un altro amico – questo sonetto molto particolare del poeta cileno Óscar Hahn. Perché si scrive, allora? Ognuno ha la sua risposta, ogni cosa va bene, come risalta dalle 42 risposte date da Hahn, che si è dovuto fermare lì visto che il sonetto deve avere 14 versi. L’amico della serendipity, che poi è il sociologo napoletano Vincenzo Moretti, in Uno, doje, tre e quattro dice “Quando leggo mi eccito, quando scrivo trovo pace”. C’è chi scrive per rabbia, chi per passione, chi per amore, chi per vincere le proprie ansie, chi per lasciare una traccia di sé, chi per esprimere il proprio dolore. E io? Io perché scrivo? La risposta l’ho data anch’io in Uno, doje, tre e quattro: scrivo per “cercare di circoscrivere la realtà, racchiudere l’universo o almeno la parte che riusciamo a comprenderne, intrappolarla come acqua in un bicchiere”. Compito arduo, come il voler realizzare la famosa mappa 1:1 dell’imperatore di Borges. Ma, almeno, ci provo…

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FOTOGRAFIA © PROFICIENT WRITERS

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LA FRASE DEL GIORNO
Ma perché scrivo? È l’unico mio conforto.
AMBROGIO BAZZERO, Storia di un’anima




Santiago, 05 de Mayo 2011 (UPI). El Consejo Nacional de la Cultura anuncia el ganador del Premio Iberoamericano de Poesía Pablo Neruda 2011, que recayó en Oscar Hahn. (Fotografías Sergio Gajardo)



Óscar Hahn (Iquique, 5 luglio 1938), poeta, critico e saggista cileno appartenente alla Generazione dei Sessanta nota anche come Generazione dispersa. Dopo il golpe del 1973 e l’arresto, scelse l’esilio negli Stati Uniti, dove insegnò letteratura spagnola all’Università del Maryland e in quella dello Iowa.

3 commenti:

Vania ha detto...

...perchè ci piace.:))

...semplice-idea !!!;)
ciaoooo Vania

DR ha detto...

:-)))

perché sì!!

DR ha detto...

Riporto il commento lasciato da Luciana su Facebook (per i misteri di Blogger non è riuscita a postarlo qui):

"bella, Daniele, la tua definizione - metafora della scrittura come acqua trattenuta in un bicchiere. Oserei dire che quel liquido è vasto come onda d'oceano e contiene in sè echi di mari, luoghi, terre, esperienze, emozioni...e chi più ne ha ne metta!
Lieta che tu abbia apprezzato e condiviso la mia immagine di poesia - grazie ! ; ))

luciana - comoinpoesia.com