mercoledì 23 settembre 2009

Quando settembre cede all’autunno


LUIGI FALLACARA
OMBROSA ESTATE

Ombrosa estate, quando già settembre
cede all'autunno e nei giardini ancora
il gelsomino delle notti odora.

Estate che qui vivi solo in sonno
tra i profumi terrestri che più ami,
per risvegliarti con la luce al sommo,
senza gridi d'uccelli ai tuoi richiami.

Sali così incontro alle regioni
dove avvengono oscuri mutamenti,
prolungata memoria di stagione.

O, per te anche il tempo si ricorda
della felicità sempre fuggita,
e la notte ritenta ultimo accordo
col silenzio e con l'ombra della vita.


Luigi Fallacara, autore di questi versi, collaboratore di La Voce e Lacerba e fondatore di Frontespizio, è un poeta poco noto ai circuiti della cultura. Un peccato, perché il professore barese con la sua corposa scrittura che palesa il rapporto tra eterno e sensibile era capace di poesie come questa, esemplare per raccontare questi giorni sospesi tra due stagioni, dove si mescolano sentori e impressioni, dove le memorie e le fantasie si fondono nel territorio ambiguo del sogno e, ricominciando, si medita sulla propria situazione, sulla felicità che forse c’è e forse è soltanto apparsa veloce come una lucertola tra i sassi della nostra vita…



Gene McInerney, “Creek Road”

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LA FRASE DEL GIORNO
L'autunno e la primavera si rassomigliano. È la stessa cosa che la gioventù e la vecchiezza.
IGINIO UGO TARCHETTI, Fosca




Luigi Fallacara (Bari, 13 aprile 1890 – Firenze, 15 ottobre 1963), poeta e scrittore italiano. Attivo nelle avanguardie letterarie del primo ‘900, scrisse su Lacerba. Dopo aver partecipato alla Prima guerra mondiale approda alla fede cattolica, vivendo per sei anni ad Assisi e maturando dalla meditazione su San Francesco la sua poesia metafisica confluita in un lirismo mistico che canta l’amore per tutte le creature.


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