martedì 22 aprile 2008

Cos'è la poesia?



"Cos'è la poesia?" domandò il monaco.
"È un mistero ineffabile", rispose Yuko.
Un mattino, il rumore della brocca dell'acqua che si spacca fa germogliare nella testa una goccia di poesia, risveglia l'animo e gli conferisce la sua bellezza. È il momento di dire l'indicibile. È il momento di viaggiare senza muoversi. È il momento di diventare poeti.
Non abbellire niente. Non parlare. Guardare e scrivere. Con poche parole. Diciassette sillabe. Un haiku.
Un mattino, ci si sveglia. È il momento di ritirarsi dal mondo, per meglio sbalordirsene.
Un mattino, si prende il tempo per guardarsi vivere.


Questo breve apologo è un capitolo di "Neve", agile romanzo dello scrittore francese Maxence Fermine, una favola che descrive in toni magici e leggeri che cosa è la poesia, che cosa sono - o possono essere - la vita e l'amore.
Sembra legarsi alle riflessioni di questi ultimi giorni, alla poesia-messaggio di cui parlava Enzo Bianchi su "Avvenire". Anche qui c'è quel discorso profetico: "dire l'indicibile", perché questo è in fondo la poesia, raccontare la realtà che si rivela, sia essa una sensazione, un'emozione, una fugace impressione colta al volo come il barbagliare di un riflesso sull'acqua. Poesia è stupore: quello che prova il poeta quando il messaggio gli si rivela, quello che prova il lettore quando si immedesima nel messaggio, che può anche essere per lui un segno diverso generato dalla stessa poesia, ovvero una somma di emozioni, di sensazioni, di impressioni e di esperienze che si porta dentro e che erompono dai versi scritti da un altro.
"Il testo poetico è inspiegabile, non inintellegibile" scriveva Octavio Paz in "Corrente alterna". E motivava meglio: "Per sentire un testo poetico occorre capirlo; per capirlo, ascoltarlo vederlo contemplarlo; convertirlo in eco ombra nulla. La comprensione è un esercizio spirituale". Perciò, "Ogni lettore è un altro poeta; ogni testo poetico, un altro testo".
Ovvero: da una parte del foglio o del monitor c'è un poeta che scrive, dall'altra parte c'è un poeta che legge.

Illustrazione di Georges Lemoine per "Neve"


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LA FRASE DEL GIORNO
Questa è la mia compassione per tutto il passato: vedere che è stato sacrificato, - sacrificato al favore, allo spirito, alla follia di ogni generazione che viene e interpreta ciò che fu come il proprio ponte!
FRIEDRICH NIETZSCHE, Così parlò Zarathustra, III, 11




Maxence Fermine
(Albertville, 17 marzo 1968) è uno scrittore francese. Dopo aver trascorso parte della sua infanzia a Grenoble, si trasferisce a Parigi, vivendovi per 13 anni. Dopo il successo di Neve (tradotto in 17 lingue), si è dedicato completamente alla scrittura di romanzi. Attualmente vive in Savoia con la sua famiglia.


2 commenti:

Luciana Bianchi Cavalleri ha detto...

ed ecco espressa la teoria fisica delle "penne comunicanti"
- come i liquidi non hanno forma propria, ma tendono ad assumere quella del recipiente che li contiene - anche i poeti lettori sono sollecitati sino a divenire essi stessi parte nel discorso proposto.
(Un bell'esempio di interdisciplinarità, eheh)

A parte l'elucubrazione fisico-poetica...che bello, quel breve brano propostoci in apertura d'articolo (altrettanto degno).
Credo che cercherò quel libro!
Luciana

DR ha detto...

Il libro mi è stato consigliato da liliana g.

A lei dobbiamo dire grazie.