venerdì 1 febbraio 2008

Memoria e realtà


"Non esiste ricordo da abbandonare come fosse una fredda stanca cenere cui più non somigliamo: ogni vero ricordo è ancora un richiamo, una verità che ci lavora nelle ossa, un febbrile atto di sfida al buio di domani... Forse ci toccherà soggiacere a un'eterna rassegnazione e dovremo saper sorridere, mitemente, con dolore educato, entro le spire dell'obbligo quotidiano. O forse un nuovo slancio, un benefico fulmine, ancora ci attendono, più in là, per rapirci in una più ricca, misteriosa ondata, per renderci esperti d'una salvezza umana che ancora abbisogna del nostro intervento..."

È la conclusione di L'ombra delle colline, di Giovanni Arpino. E da quando ho finito il libro, ogni tanto questa frase mi ronza nella testa. La memoria ha grandi spazi vuoti, dove talora irrompe improvviso il sogno a galoppare: in essa ci rifugiamo per evadere da una realtà che sembra non appartenerci, lontana e incompatibile, tanto intricata da divenire inestricabile.



Katarina Niksic, "Ricordo"




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LA FRASE DEL GIORNO
Bisognerebbe vivere a posteriori. Decidiamo tutto troppo presto.
DANIEL PENNAC, La passione secondo Thérèse




Giovanni Arpino (Pola, 27 gennaio 1927 – Torino, 10 dicembre 1987), scrittore, giornalista e poeta italiano. Vinse il Premio Strega nel 1964 e il Premio Campiello nel 1980. Le sue opere ritraggono una società in  una situazione psicologicamente e moralmente complessa, con un realismo che sa tenersi a distanza da posizioni estreme, inteso a scoprire il vero nel reale.



2 commenti:

Luciana Bianchi Cavalleri ha detto...

La tua immagine di Paguro che racchiude e salvaguarda nelle valve della propria conchiglia ricordi ed aspirazioni mi è piaciuta molto.
Il mondo animale ofre spesso spunti d'osservazione e meditazione interessanti.
Mi hai fatto ricordare alcuni versi, scritti qualche anno fa:


PROTEO

Camaleonte a passi incerti e brevi,
trangugio il tempo: l’attualità m’addenta.

Di sola pelle nuda, sono proteo:
avvolto in onde amniotiche, silente
mi trastullo - e scrivo.

Ondivaga nel buio
nuoto ed affogo
ansimo e scrivo
poi – ancora - nuoto.

Mi duole il sole oggi,
in raggi che trafiggono la vita.

Tutto è ingranaggio
ed io, ne sono parte.

Luciana
comoinpoesia.com

DR ha detto...

Amo osservare la natura, che sia il mare, una montagna, un tramonto o un'alba. Logico quindi paragonare il vivere e il sentire su un passo che è solo apparentemente diverso.

Come hai fatto anche tu, nella splendida poesia qui sopra.