domenica 24 febbraio 2008

Le Vie dei Canti


Gli aborigeni australiani cantano la loro terra - e quindi i loro antenati, perché è da loro che proviene la terra - come è raccontato nelle "Vie dei Canti" da Bruce Chatwin: "Avvolsero il mondo intero in una rete di canto; e infine, quando ebbero cantato la Terra, si sentirono stanchi". Non è questo l'archiviare nella memoria? Gli aborigeni fanno dei disegni rituali che rappresentano i loro territori, noi collochiamo i nostri ricordi nei meandri del cervello, accendendo e spegnendo sinapsi come interruttori.


Tanya Napangardi, "Women Dreaming"


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LA FRASE DEL GIORNO
La brevità è l'anima del giudizio e la prolissità fa da membra e abbellimenti.
WILLIAM SHAKESPEARE, Amleto, II, II

2 commenti:

Luciana Bianchi Cavalleri ha detto...

Curioso ed interessante questo tuo accostamento tra le "primitive" (mica tanto!) tele australiane ed il nostro elaborare interiore... Mi ha affascinata e penso sia possibile ricondurlo anche all'elaborazione poetica: essa stessa è una forma d' arte e colore, di interiorizzazione ed esteriorizzazione, di fusione armonica tra inconscio e consapevolezza...

DR ha detto...

Sì, sono d'accordo: la poesia è una forma inconscia di autoanalisi.