lunedì 21 gennaio 2008

La poesia


WISŁAWA SZYMBORSKA

AD ALCUNI PIACE LA POESIA

Ad alcuni -
cioè non a tutti.
E neppure alla maggioranza, ma alla minoranza.
Senza contare le scuole, dove è un obbligo,
e i poeti stessi,
ce ne saranno forse due su mille.

Piace -ma piace anche la pasta in brodo,
piacciono i complimenti e il colore azzurro,
piace una vecchia sciarpa,
piace averla vinta,
piace accarezzare un cane.

La poesia -
ma cos'è mai la poesia?
Più d'una risposta incerta
è stata già data in proposito.
Ma io non lo so, non lo so e mi aggrappo a questo
come alla salvezza di un corrimano.

(da La fine e l’inizio, 1993)


La poesia è qualche cosa di intimo, una corda che vibra in noi, una scintilla che scocca improvvisa e causa l'incendio. Io ho cominciato a scrivere dopo aver letto Ungaretti, imitandone lo stile. Poi ho incontrato Gozzano, Montale e Luzi ed ho cambiato registro. Ma quello che ho scritto e che scrivo tocca la mia vita: racconto emozioni e sentimenti.
Poesia è proprio questo: un'emozione che si estrinseca, che si impone in modo da non andare perduta e diventa verso. Per altri può essere rabbia o ricordo o fantasia... o altro ancora. Anche un salvagente, un’ancora di salvezza, come dimostra questo testo della poetessa polacca Wisława Szymborska, Premio Nobel per la Letteratura 1996.



Charles Edward Perugini, "Girl reading", 1870


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LA FRASE DEL GIORNO
Voler scrivere l’amore, significa affrontare il guazzabuglio del linguaggio: quella zona confusionale in cui il linguaggio è insieme troppo e troppo poco, eccessivo (per l’illimitata espansione dell’io, per la sommersione emotiva) e povero (per i codici entro i quali viene costretto e appiattito dall’amore).
ROLAND BARTHES, Frammenti di un discorso amoroso




Wisława Szymborska (Kórnik, 2 luglio 1923), poetessa e saggista polacca, insignita del Premio Nobel per la Letteratura nel 1996 “per una poesia che, con ironica precisione, permette al contesto storico e biologico di venire alla luce in frammenti d'umana realtà”.


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